Il territorio

Il medioevo di Capoterra e il brutale saccheggio di Carroz

Durante il medioevo, Capoterra passò dal Giudicato di Cagliari ai Della Gherardesca prima di essere teatro dello sbarco dei pisani, diretti contro le truppe dell'infante Alfonso. Nel 1353, un violento saccheggio del capitano Berengario Carroz lasciò la città spopolata

L’abitato attualmente conosciuto come Capoterra era un tempo detto Caput Terrae e, in epoca medievale, costituiva parte del Giudicato di Cagliari in quanto villa della Curatoria di Nora. Dopo una brevissima cessione alla Chiesa di San Lorenzo di Genova che durò dal 1107 al 1120, l’intera zona passò sotto il controllo della famiglia Della Gherardesca prima di essere interessata dalle schermaglie sporadiche fra genovesi e pisani che si contendevano l’Isola.

 

La seconda metà del Duecento vide l’ascesa di Mariano II, giudice di Arborea dal 1241 al 1291, che estese il proprio dominio su tutta la zona di Capoterra, mentre nel Trecento, come è noto, ebbe luogo la progressiva conquista degli aragonesi, ai quali Pisa cercò di opporsi con durezza. Nel 1324 proprio Capoterra fu scelta come punto di sbarco dei soldati toscani, diretti contro l’infante Alfonso: lo scontro decisivo avvenne il 26 febbraio a Lutocisterna, ma la sorte arrise agli iberici che rimediarono una sonante vittoria.

 

Neanche con la dominazione aragonese, però, Capoterra trovò pace e stabilità: gli anni successivi videro una tensione progressivamente crescente fra re Pietro IV d'Aragona e il giudice Mariano IV d'Arborea. A pagarne il prezzo più alto fu proprio la cittadina sarda che nel 1353 fu messa a ferro e fuoco dalle truppe del capitano Berengario Carroz, fedele al sovrano iberico. A seguito del violento saccheggio, Capoterra rimarrà pressoché disabitata per circa trecento anni.

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